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È davvero questa la vita che sognavi?

Alberto esce dall’ufficio per inserirsi nel traffico dell’ora di punta. La solita mezz’ora in più persa per strada per arrivare ai piedi dell’ascensore di casa propria a tarda sera, come tutte le sere. Mentre inserisce le chiavi nella porta può già sentire le grida dei bambini, i suoi bambini, che stanno schiamazzando e può immaginare il volto di Amanda, sua moglie, mentre sbraita e misura a passi nervosi il soggiorno.

Amanda esce dall’ufficio, deve fermarsi a fare la spesa, prendere i bambini lasciati dalla nonna, tornare a casa, preparare la cena e indossare un volto tranquillo e rilassato mentre aspetta il ritorno di Alberto, suo marito.

Vi riconoscete in questo racconto?

Che fosse proprio questa la vita che avevate sognato quando vi siete sposati?

L’abitudine all’esistenza condivisa è un potente anestetico che ci impedisce di sentire il cambiamento che incide il nostro corpo e le relazioni che ci circondano. Quanti di noi sono capaci di ammettere la vacuità della loro relazione, il dolore della loro esistenza, la totale assenza di soddisfazione nella propria routine quotidiana?

Eppure andiamo avanti, giorno dopo giorno, come se niente fosse.

“Perché è normale.”

 

Perché è quello che ci si aspetta da noi, è così che vanno le cose, è così che deve essere fatto.
Quando tentiamo di dare una risposta, una motivazione alle nostre azioni quotidiane, è sempre una voce esterna a parlare, mentre siamo sordi alla nostra voce interiore, all’espressione di quello che davvero vogliamo, di quello che davvero sentiamo.

Eppure quella voce urla quando chiede: “Dove sono finiti i tuoi sogni?”

Ad ascoltarla è il nostro corpo, ogni giorno più affaticato, più rigido, incapace di gesti nuovi e quindi di azioni nuove e di nuovi pensieri.

“Ma cosa sto dicendo, cosa mi manca? Ho una bella casa, un lavoro, dei figli… IO SONO FORTUNATO!”

Te lo ripeti come un mantra ma non riesci a scacciare la noia? Il cambiamento è già in atto e il tuo malessere è solo uno dei tanti segnali che ormai non puoi più permetterti di ignorare. Il potere di un uomo è nel possedere se stesso e nello stesso tempo, arrendersi a se stesso.

Cambiare non significa divorziare, licenziarsi, cambiare nazione da un giorno all’altro.

Quelle si chiamano fughe e per quanti chilometri tu possa fare non riuscirai mai ad allontanarti dal punto di partenza.

Cambiare significa imparare un nuovo modo di pensare, di respirare, di agire e di amare per arrivare a sentire di star vivendo un’esistenza ricca di significato. La vita è troppo preziosa per non provare a intraprendere la più grande avventura che un uomo possa immaginare: la riconquista della propria integrità.

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