L’importanza dei genitori per l’autostima nel bambino
Voglio trattare un argomento a me caro, l’ autostima nel bambino. L’autostima è la base sulla quale costruire la nostra esistenza. Non si acquisisce automaticamente ma viene costruita giorno dopo giorno, a partire dall’infanzia, tramite la relazione con i genitori e le figure di riferimento. E’ questo l’apprendimento a cui anche da adulti faremo sempre riferimento, ovvero la certezza di meritare amore e rispetto, la consapevolezza dei propri punti di forza e quelli deboli, la fiducia nelle proprie emozioni e nelle capacità di cui siamo dotati, un approccio alla realtà positivo e al riconoscimento sociale da parte di coloro che ci circondano.
Se un bambino è stato cresciuto ricevendo messaggi verbali e non verbali, da parte dei genitori e dell’ambiente in cui è inserito, che danno forma a credenze, convinzioni ed emozioni che gli permettano di confidare nelle proprie risorse, potrà allora affrontare la vita in modo equilibrato e armonioso. Ecco che avremo così contribuito a creare la base fondamentale affinchè ci sia l’autostima nel bambino.
Solo se la madre è anche donna il bambino può fare esperienza di quell’essenza che rende possibile il suo accesso al mondo dei simboli e della cultura.
Paola Dondoli
L’importanza del rapporto con la madre
Il concetto di madre oggi è cambiato e non riguarda solo il suo ruolo di progenitrice, come in passato. Non proviamo nostalgia per la sua autorità disciplinare, il suo sguardo severo e la sua voce grossa. Non ci manca la madre del sacrificio e dell’abnegazione, la madre come destino ineluttabile dell’essere donna. Oggi le donne lavorano, sono socialmente impegnate e, al pari degli uomini, hanno poco tempo da dedicare ai propri figli. L’organizzazione sociale della nostra vita non facilita, infatti, l’integrazione feconda tra la donna e la madre, anzi, ne favorisce la separazione.
Nel nostro tempo la maternità è mutata. La scienza e il diritto danno la possibilità di avere un figlio senza che questa sia generata da un legame amoroso. Nel tempo in cui la maternità si emancipa dall’idea di madre come generatrice, come colei che mette alla luce un figlio, quando diventare madre non è più un destino naturale della donna ma una scelta di libertà sancita dalla scienza e dal diritto, cosa resta allora della madre?
Rapporto positivo tra madre e figlio
Di certo rimane la centralità attiva della funzione materna nel processo di filiazione e di umanizzazione della vita. La madre che sopprime la donna o la donna che nega la madre non sono due esempi da seguire, ma due declinazioni egualmente patologiche. Proprio di questo si deve liberare la donna affinchè il rapporto con il figlio sia positivo e contribuisca a infondere autostima nel bambino. Solo se la madre è anche donna il bambino può fare esperienza di quell’essenza che rende possibile il suo accesso al mondo dei simboli e della cultura.
Dall’altra parte la dedizione e la cura del figlio entra in contrasto con i ritmi di vita, l’organizzazione maniacale del tempo, totalmente priva di cura. Le cure materne diventano anonime, generiche e protocollari, standard. Fondamentale capire che la cura materna non si misura con le ore dedicate ai figli, ma con il desiderio che non sia anonima e con il desiderio di amare.
Nella fretta quotidiana, negli impegni, diamo spazio a parole, gesti, modi istintuali che niente hanno a che vedere con la cura del figlio. E’ il nostro approccio a fare la differenza. Vietare, imporre, parcheggiare il proprio figlio con uno smartphone in mano, non porta che a frustrazioni che difficilmente si tradurranno in autostima nel bambino, visto che mancano gli stimoli positivi a esplorare, a capire ciò che è pericoloso e ciò che non lo è, a sviluppare fiducia nelle proprie sensazioni.
E tu ti senti donna e madre? Il tuo bambino stima se stesso?
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