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TUTTO E’ CAMBIATO

E’ passato giusto un anno dall’ultimo articolo che ho pubblicato con il titolo “Lo scenario sta cambiando”. Oggi scrivo questo articolo per me stessa, confidando che possa essere utile a voi, cari miei lettori. Per me “tutto è cambiato” e sicuramente é così per tanti di voi che, come me, hanno dovuto affrontare la malattia di una persona cara e poi la sua scomparsa.

In questo articolo vorrei trattare proprio di quel rapporto con la vita umana con l’esperienza traumatica della perdita. La perdita non riguarda solo la morte, ma ogni evento in cui dobbiamo affrontare l’inevitabile mancanza di qualcosa che abbiamo simbolicamente vissuto come una perdita: esperienze di separazioni, abbandoni e scomparse.

La nostra vita è disseminata da tutto ciò che perdiamo lungo il cammino e dalle ferite che ne rimangono impresse su di noi.

 

La separazione non si limita a dividere il soggetto dall’oggetto perduto ma lo divide anche da una parte di sé stesso, da quella parte che più si era legata all’oggetto formando un tutt’uno. Questo è il senso per cui quando finisce un amore ci si sente perduti, perchè insieme all’oggetto d’amore si perde anche una parte importante di noi stessi. Perdere chi dava senso alla nostra vita vuol dire perdersi in un dolore che pervade tutta l’esistenza.

La reazione alla scomparsa si manifesta nella nostalgia che può assumere due diverse forme, quella del rimpianto e quella della gratitudine.

 

Nel primo caso la nostalgia passa attraverso il rimuginare su un passato felice ma irrimediabilmente perduto; porta con sé il protrarsi del dolore per ciò che abbiamo perso e che non ci verrà mai restituito. Avvertiamo ancora la sua presenza dentro e fuori di noi, negli spazi che abbiamo condiviso, nelle strade che abbiamo percorso insieme, sopravvive nelle cose che gli sono appartenute e nel profumo della pelle impregnato in esse. I nostri ricordi talvolta scorrono conpulsivamente nella nostra mente e talvolta scompaiono totalmente in un vuoto che ci spaventa e ci induce alla loro spasmodica ricerca.

Nel secondo caso la nostalgia è quella della gratitudine, dove non rientra il rimpianto ma il desiderio di rinnovamento di vita animato da una profonda volontà di ritorno alla vita passata felicemente. La gratitudine ricerca in certi dettagli indelebili del nostro passato la forza di agire con vitalità nel presente e per progettare il futuro. Non si tratta di ripetizione del passato ma di portare i doni del passato nel proprio divenire. Come cita Sartre “la vita è un viaggio con un biglietto di sola andata” ed è proprio l’impossibilità di ritorno che ci rende possibile compiere il viaggio di andata. Questa nostalgia più che farci volgere lo sguardo indietro a ciò che abbiamo già sperimentato, è come una spinta verso l’ignoto, verso ciò che ancora non c’é stato e non abbiamo visto.

Allora la nostalgia gratitudine si manifesta nel portare l’eredità del passato in un futuro tutto da esplorare con curiosità tale da dare senso al nostro esistere e …rinascere.

Ecco perchè, amore mio, porto con me la luce che mi hai lasciato in tutto ciò che mi hai dato e che continuo a venerare e adorare come ho fatto lungo tutto il cammino con te.

 

 

 

Bibliografia: “La luce delle stelle morte” Massimo Recalcati

 

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